L’interesse dei giganti dell’elettronica e dell’informatica per il mondo delle quattro ruote spaventa sempre di più i big del settore. Si sta sempre più diffondendo, infatti, la curiosità e il conseguente sviluppo verso le auto a guida autonoma, dove le componenti del motore passano in secondo piano rispetto alla strumentazione digitale e ai sistemi operativi che piloteranno la macchina.
La sfida ormai è aperta. All’ultimo Salone di Ginevra è stata esposta la nuova concept car Budii ideata dall’azienda svizzera Rinspeed, che non solo è in grado di viaggiare in maniera del tutto autonoma, ma ha a disposizione anche un braccio robotico in grado di spostare in mille modi il volante, permettendo a chiunque si trovi nell’abitacolo di guidare quando vuole.
La corsa al futuro continua, vengono sempre più esplorate nuove aree di intervento e fra esse si sviluppa una nuova concezione di auto “robot”. Nel Regno Unito il futuro sembra già arrivato. Da un lato gli assicuratori hanno iniziato ad applicare tariffe scontate per i veicoli maggiormente equipaggiati di sistemi per la sicurezza, dall’altro il governo ha investito all’incirca 27 milioni di euro in un progetto che prevede lo sviluppo di tecnologie applicate alla sicurezza delle auto che saranno sperimentate su strada nei prossimi tre anni. A Londra hanno cominciato a circolare le prime vetture senza conducente, con il permesso dell’amministrazione della capitale che, adottando un approccio poco restrittivo, ha fatto sì che le case automobilistiche potessero testare le nuove tecnologie. Unico limite, a bordo deve esserci sempre un guidatore in carne e ossa che possa prendere il controllo dell’auto in qualunque momento.
Progetto costoso quello del governo britannico. Il motivo di questo impegno è spiegato dal ministro dei Trasporti Claire Perry: “La self-driving car è il futuro e noi desideriamo che il Regno Unito sia in prima fila nello sviluppo di sistemi innovativi che potranno trasformare le nostre strade rendendole più sicure e, allo stesso tempo, attrarre consistenti investimenti da tutto il mondo”.
Anche l’Italia cerca di stare al passo con le nuove tecnologie. Ad esempio l’Università di Parma è stata la prima a completare un test di guida completamente autonoma in una strada non trafficata. E anche la Volvo, con il progetto Drive Me, propone una soluzione veramente innovativa, consegnando 100 modelli a guida autonoma ai clienti, che potranno così testare loro stessi questa nuova tecnologia. Come dice Peter Mertens, membro della Volvo Car Group, “La guida autonoma cambierà radicalmente il nostro modo di considerare la guida. In futuro, si potrà scegliere fra guida autonoma e guida attiva. Si trasformerà la qualità degli spostamenti quotidiani per motivi di lavoro che non saranno più considerati del tempo sprecato, ma momenti come altri in cui svolgere attività lavorative o fare altro”.
Ma se da un lato si è riusciti a realizzare l’auto che si guida da sola, dall’altro, se si vuole influire concretamente e positivamente sulla realtà, bisogna produrre un sistema perfetto che sia sicuro e accessibile anche al cliente medio.
Ci vorranno anni perché la legislazione, il sistema assicurativo e la società si adeguino al cambiamento, e il problema più grosso rimane lo scetticismo della gente, poiché un’innovazione tecnologica di tale portata genera comunque una certa dose di preoccupazione.
E quale sarà l’impatto sul sistema assicurativo? Se si pensa che oggi il 90% degli incidenti stradali sono provocati da errore umano, le auto a guida autonoma potrebbero diminuire di molto il numero dei sinistri e degli infortuni. La questione della responsabilità resta comunque tutta da chiarire. Se utilizzare il dispositivo di guida automatica rimarrà una scelta discrezionale, l’eventuale responsabilità di un sinistro potrà ricadere sullo stesso automobilista, ma se il dispositivo di guida automatica dovesse diventare obbligatorio, dovrebbe essere invece in capo ai produttori, che a loro volta potrebbero rivalersi sui provider di software.
Concludendo, con la diffusione delle self-driving car potranno aprirsi grandi opportunità per gli assicuratori più specializzati in questo campo, in grado di rispondere alle esigenze assicurative di un mercato molto diverso da quello attuale.