Correva l’anno 1837. Anche lo Stato della Chiesa, come altri Stati italiani del XIX secolo, aveva deciso di avere una propria compagnia di assicurazioni. Venne fondata quindi la Società Pontificia di Assicurazioni, a cui fu riservato il monopolio di tutte le assicurazioni all’interno del territorio dei Domini Pontifici. Questo fatto non solo suscitò numerose critiche (e non soltanto da parte degli anticlericali), ma provocò gravi conseguenze alle compagnie che già esercitavano la loro attività in quei luoghi.
La stesura del Regolamento della Società e la compilazione dei vari premi delle polizze fu opera di un modesto ragioniere bolognese, Gaetano Malagodi, il cui progetto venne approvato solo dopo la sua morte, ma con un riconoscimento straordinario. In omaggio alla sua memoria, infatti, venne accordata alla famiglia Malagodi una pensione di 180 scudi per tutta la durata della Società.
La Privilegiata Società Pontificia venne costituita nella forma della società anonima per la medesima durata del monopolio di venticinque anni che le era stato concesso. In virtù di questo privilegio esclusivo venne emanato un Editto, firmato dal Segretario di Stato Cardinale Gamberini, che sanciva il divieto di sottoscrivere e stipulare dei contratti di assicurazione nei rami riservati alla Società Pontificia. I rami in questione erano quelli vita, incendio, trasporti e grandine.
Dopo i primi anni di attività i bilanci della Società non ottenevano i risultati sperati. Gli esercizi aziendali chiudevano in perdita o con profitti scarsi, ragion per cui, nel 1863, fu deciso di sciogliere la Società. In seguito all’annessione italiana della maggior parte dei territori dello Stato della Chiesa, le agenzie della Pontificia erano passate nelle mani delle Assicurazioni Generali, che da tempo erano in attesa di questo evento. Le Generali ottennero così l’autorizzazione ad esercitare nello Stato della Chiesa qualunque ramo assicurativo, oltre alla cessione dell’intero portafoglio della Società romana.